Di Donato Novellini
Terzo estratto dall’epico album Welcome to the Pleasuredome dopo i provocatori singoli “Relax” e “TwoTribes”, il più rassicurantetormentone romantico The Power of Love ebbe un clamoroso successo internazionale, anche perché venne messo in commercio assai astutamente nel periodo natalizio, con tanto di video ufficiale paradossalmente ortodosso nei confronti della Natività di Gesù, lisciando così il pelo ai retorici buoni sentimenti tipici delle festività e al contempo sfatando più o meno capziosamente la fama di cattivi ragazzi che s’erano dati fin lì i Frankie goes to Hollywood. Ballata con introduzione infinita, non priva di pathos, litania zuccherosa con tastiere ed archi cullanti, smaccatamente pop epperò con qualche vaga sfumatura tragica, melodrammatica nel saliscendi d’intensità, si fa riascoltare anche nel 2025 con inconfessabile struggimento. Il lato B del maxi-singolo è occupato da un assurdo patchwork dadaista, invero trascurabile per eccesso di velleitarismo sperimentale. Sapere mescolare riferimenti alti e bassi, si dirà poi, senza mai prevedere la reversibilità degli stessi. Memorabile a tal proposito l’esibizione, ovviamente in playback, di FGTH al Festival di Sanremo nel 1985 (presentato giustappunto dal recentemente trapassato Pippo Baudo): mentre gli altri musicisti gigioneggiano sul palco, Holly Johnson, smoking caricaturale con in testa un berretto di pelo à la Davy Crockett, si sporge verso il mummificato pubblico (“Siete morti!” – C.B.) gettando delle rose rosse, coup de théâtre e nemesi della pantomima armata che Sid Vicious mise in atto nel video nichilista di “My Way”. Dietro il collettivo di Liverpool – ragione sociale pigliata con un certo azzardo da Sinatra diretto agli Studios – va ricordato che tiravano le fila delle strategie musicali e comunicative due geniali personaggi, il produttore Trevor Horn e l’ideologo situazionista del post-punk Paul Morley, assieme operativi come demiurghi futuristi sotto la sigla ZTT (Zang Tumb Tumb, mutuata direttamente da Filippo Tommaso Marinetti, quando qui da noi era ancora tabù nominarlo). Elementi costanti, sia estetici che contenutistici, si notano in tutte le emissioni discografiche ZTT, contraddistinte da sonorità fredde e iper-prodotte, così come da una veste grafica enigmatica, surreale, spiazzante, basti riandare agli Art of Noise, ai Propaganda o a Grace Jones. Il “12 The Power of Love non fa eccezione, giacché ribalta il frusto stereotipo gay/Village People che stava per appiccicarsi alla band per squarciare il velo, in copertina, su un magniloquente dipinto di Tiziano smembrato a collage su sfondo nero: L’Assunta, cinquecentesca pala d’altare rinascimentale o già manierista, conservata nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia. Ascensionale beatitudine sorretta da putti, virginea levitazione sormontata da un severo Dio barbuto, insomma quanto di più lontano dall’edonismo frivolo della musica commerciale, dai colorati baccanali esibizionistici anni ‘80. Sul retro di copertina, a contrasto, v’è una austera ritrattistica in bianco e nero del gruppofirmata Anton Corbjin, e al solito un profluvio di note filosofiche non accreditate in questo caso inerenti amore e desiderio, certamente attribuibili a Morley, che chiamano in causa Gide, Freud, Unamuno, tanto per sparigliare le carte e rendere snobisticamente concettuale l’operazione commerciale. L’edizione in vinile reca nel cerchietto adesivo centrale un altro indizio religioso: la silhouette umana cubofuturista – logo della band – non tiene in pugno la bandiera nera dell’anarchia, ma in questo caso una croce. Pop-Art sacrale? Ravvedimento morale dopo le iniziali licenziosità? Bluff natalizio? Mimetismo dell’eccesso? Afflato reazionario? nulla che quel cinico di Andy Warhol non avesse già messo in fabbrica guadagnandoci più del dovuto coi suoi multipli. Nel caso dei Frankie Goes to Hollywood fu un’operazione perfettamente consona all’intento di spiazzare il pubblico, tant’è che resta appiccicata mnemonicamente alle spensierate vacanze natalizie del 1984 e forse pure proiettata agli amori che verranno.

The Power of Love – Frankie Goes to Hollywood, ZZT, 1984.