So benissimo che ci sono cose più importanti, ma se considerassi solo le cose importanti mi sentirei costretto ad aspirare alla santità e sinceramente non mi va proprio, soprattutto ad agosto. Tuttavia, se facciamo il mondo a pezzetti la prospettiva cambia radicalmente, perché un pezzetto potrebbe considerare importante qualcosa che per un altro pezzetto è totalmente irrilevante. Per dire, per il sistema solare – che è più che altro un megapezzone che raccoglie miliardi di altri pezzetti – la cosa più importante è la salute del sole, destinato fra qualche trilione di anni a farsi prima nana bianca per poi raffreddarsi completamente e diventare una nana nera, ovvero un oggetto spento e freddo, una specie di tomba cosmica. Dubito, quindi, che al sistema solare possa interessare delle sorti della nostra piccola Terra, figuriamoci poi di quella degli esseri umani che fanno scoppiare guerre fondamentalmente perché sono stronzi. Per lui siamo più o meno come per noi sono gli insetti, che a differenza degli esseri umani non sono stronzi (a parte le zanzare, ma pare non lo facciano neanche apposta). Tutto questo per sensibilizzarvi – e parlo in particolare ai responsabili e dipendenti dei mercatini dell’usato – su una questione rilevantissima per i bibliofili, una piccolissima – me ne rendo conto -, ma non per questo da dileggiare, minoranza di persone che amano i libri, per quello che contengono ma anche (e questo è davvero fondamentale) come oggetti. Per arredare casa, vantarsi con altri bibliofili, sentirsi unti dal Signore ecc. E allora dico, per quale diavolo di motivo vi ostinate – sto parlando ora ai responsabili e dipendenti dei mercatini dell’usato – ad appiccicare dietro ai libri (o dentro) quelle antiestetiche etichette adesive con su tre cose orrende come: codice a barre, prezzo, e il vostro orrendissimo marchio? Perché lo fate? Vi prego datemi una che sia una spiegazione plausibile. Non posso credere che nel XXI secolo non esista un altro sistema per vendere un libro usato se non a costo di deturparlo brutalmente. Nessun bibliofilo al mondo si terrebbe mai un libro con quell’etichetta attaccata, motivo per cui la prima cosa che fa una volta tornato a casa è cercare di levarla senza danneggiare il libro. Ma questo, per un buon 70% dei casi, risulta impossibile, perché la colla di quelle etichette del demonio strappa via anche la carta del libro, facendoci maledire il giorno in cui vi abbiamo dato dei soldi e anche quello in cui siamo nati. Perché non lo capite? Io lo so perché, perché non volete capirlo, perché per voi non è importante, perché i libri usati sono solo un mucchio di carta come un’altra. Ma se il fruttivendolo vi vendesse della frutta marcia, o meglio, che marcisce appena tornate a casa, voi come vi sentireste? Un po’ di pietà, vi prego. Fossi un chimico inventerei una colla speciale per la carta (probabilmente già esiste ma costa troppo ecc.), ma sono solo un povero bibliofilo che non sa aspirare alla santità.
s.