Terza lettera

Di Patrick Damnet

Giovedì 10 luglio 2025, ore 6:45

Nella notte, Stéphane, ieri ho incontrato Julie. Due o tre vite fa ho il vago ricordo di essere stato innamorato di lei, ed era bellissima, questo invece lo ricordo bene, poi ci siamo persi di vista, non ricordo come fu. Poi pioveva anche, quella notte in cui ci perdemmo di vista, e come pioveva! Ci riparammo in un portone, e fu lì che ci perdemmo di vista, davvero non ricordo come fu, probabilmente ho rimosso. Ma sai, è successo tanto tempo fa.

Nella notte di ieri ci siamo incontrati, forse casualmente, non so. Forse solo in sogno, non lo saprò mai. Dapprima non l’ho quasi riconosciuta, ma gli occhi erano i suoi, me ne hanno confermato l’identità più delle impronte digitali. Non è più bella, non è più interessante, non c’è nessuna ragione per esaltarsi nel ricordo, né nel presente. Perché allora sono stato così bene con lei, ieri notte, sotto il cielo di stelle che sembrava avvolgerci, come volesse abbracciarci?  

Non abbiamo più alcun futuro, né insieme né separatamente, perché adesso viviamo solo nel presente e non progettiamo più nulla nel futuro, solo nel presente. Solo nel rigoroso presente, che neppure sappiamo cos’è perché da tempo abbiamo imparato che fugge via, e avrà un ottimo motivo per fuggire così. Ma non arriva il futuro, non sarà mai qui tra noi: siamo e saremo sempre nel presente. Priva di ogni attrattiva, perché mi piace tanto incontrare Julie nel mio e suo presente? No, non era un sogno, abbiamo usato il cellulare e il click ha funzionato, ho la foto a video, e nei sogni non ci sono i click e neppure gli smartphone. O ci sono anche lì? Non so… E se il mio e suo presente non fossero stati lo stesso presente, Stéfane, che dici, ci saremmo incontrati?

Tra poco parto, Stéphane, ti dirò meglio. Scelgo mezzi lenti, pacatamente lenti. I miei scelgono l’aereo, treni velocissimi, auto potenti. Ne ho parlato con Julie, con lei che non partirà né con me né da sola né con altri, ed è d’accordo con me. Perché a lei come a me piace tanto la lentezza, quando abbiamo ogni risorsa per essere veloci? Rapidi, precisi, potenti. Perché non vogliamo esserlo?

Le foglie degli alberi crescono lentamente. Vivono lentamente. Le ho detto che voglio vivere come la foglia di un albero, ed eravamo sotto un tiglio ai Giardini Margherita. Lei ha apprezzato e condiviso, così ci siamo dati appuntamento per un presente che non sappiamo ancora qual è. Come quando, diciottenni, ci si salutava dandosi un appuntamento dimenticando di concordare il quando e il dove. Non sarebbe servito a molto, lo sapevamo: ci si incontrava egualmente, perché l’appuntamento col destino arriva sempre nel momento preciso, nel luogo preciso. Fisico o virtuale.

Sorridendo, Julie mi ha ricordato che Annuska ha già versato l’olio, no? 


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