Stevie Ray Vaughan

Stevie Ray Vaughan nasce a Dallas il 3 ottobre 1954 sotto il segno della Bilancia. Nel 1978 mette in piedi i Double Trouble e in pochi anni diventa il messia del blues elettrico, riportando in vita un genere che sembrava non aver più niente da dire. Il suo primo disco, Texas Flood del 1983, è una secchiata d’acqua bollente in faccia al panorama musicale: riff incandescenti, assoli lunghi quanto un’autostrada texana e una voce che ti graffia l’anima. La sua tecnica è una miscela esplosiva di corde super pesanti (set GHS Nickel Rockers, roba da far tremare le dita), una mano destra potentissima che usa sia il plettro sia le dita per ottenere attacchi schiaccianti e schiocchi secchi, e una sinistra che piega le note fino a farle urlare con bend lunghi e vibrati ampi, pieni di sentimento. Il suo fraseggio si costruisce sulla scala pentatonica minore (quindi bella malinconica), arricchito da double-stops (due note suonate insieme) e pause cariche di pathos. Brani come “Pride and Joy”, “Scuttle Buttin’” e la sua micidiale versione di “Voodoo Child” ti lasciano senza fiato. Sul palco, insieme alla sua leggendaria Fender Stratocaster “Number One”, è un tornado inarrestabile, celebre anche per cambiare le corde al volo senza mai fermarsi, perché per Stevie il blues è questione di sopravvivenza. Se n’è andato troppo presto, nel 1990, schiantandosi con l’elicottero dopo un concerto, raggiungendo così gli dei del blues che avevano voglia di sentirlo suonare.

*

Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima


Pubblicato

in

da