“Solo Leveling” e il viaggio dell’eroe

Manuale di sopravvivenza all’Abisso

Di Silvia Argento

Tutti noi compiamo un viaggio dell’eroe. Per molti può significare riuscire a superare la giornata peggiore della propria vita, per altri arrivare puntuali al lavoro con il traffico di Roma, altri ancora evitare di sbroccare contro una persona invadente. Nell’istante in cui apriamo gli occhi e comprendiamo qualcosa del mondo, stiamo diventando gli eroi di una storia che possiamo scrivere noi o vedere scritta da altri, possiamo occupare nel mondo il posto di spettatori o avere un occhio di bue puntato addosso che ci pone al centro. Per la maggior parte dei casi, l’occhio di bue non arriva mai: nel grande schema delle cose ci sentiamo come alla base della piramide, in parole povere, forse, di un livello basso rispetto ad altri o rispetto anche alle aspettative che avremmo su noi stessi.

Avere un “level up” sembra molto difficile nel viaggio della nostra vita. Per la scrittura, però, il viaggio dell’eroe, per quanto ostacolato e duro da comprendere, è un modello narrativo universale identificato da Joseph Campbell. È composto da 12 fasi molto complesse, che includono la chiamata all’avventura, delle prove, una crescita. È usato in miti, film, romanzi, fumetti e mostra la trasformazione dell’eroe nel corso di una vicenda. Per quanto a volte possiamo sentirci affranti, allora, possiamo trasformarci? È una visione della vita molto interessante se non necessaria per avere voglia di vivere oltre al caffè della mattina. Se ci sono elementi che l’esistenza la rendono più piacevole, l’intrattenimento è tra questi. L’idea di intraprendere un viaggio come eroi, di sentirsi a un livello più basso e voler emergere, è tutta raccontata forse da tanta bella letteratura esistenzialista e impegnata, ma forse questo concetto mai è stato decantato bene negli ultimi anni quanto da un manhwa (non è una parolaccia, ma sarebbero i “manga coreani”), di nome Solo Leveling.

Scritto da Chugong, è ambientato in un mondo dove portali con mostri minacciano l’umanità. Allora, ci sono degli hunter (cacciatori) che combattono, divisi per grado, per proteggere la Terra. Piccolo dettaglio: ogni hunter nasce con un grado dal quale non può mai sottrarsi, non può salire di livello, nessuno di loro. Il protagonista, Jinwoo, è un grado E, significa che è un cacciatore tra i più deboli. Sorpresa: a un certo punto, è l’unico che può salire di livello (da qui “Solo Leveling”). Perché stiamo parlando di “un fumetto” e di “un cartone animato”? Signora Genoveffa, nessuno vuole minacciare la sacralità dei suoi classici. Ma Solo Leveling segue in maniera efficace lo schema del viaggio dell’eroe. Primo tra tutti, la chiamata all’avventura: Jinwoo è uno sfigato, un outsider per la sua debolezza connaturata, finché non affronta un portale inaspettato e nuovo che cambierà tutto. Nell’avventura, come prevede lo schema, c’è un mentore, nel caso di Solo Leveling quello che lui chiama “il sistema”, qualcosa che sta al di sopra di tutto che pensa gli stia concedendo la possibilità di salire di livello. Da questo momento, le famose prove del viaggio dell’eroe. Sono notevoli soprattutto nel genere fantasy, le riconosciamo anche ne Il signore degli anelli, sfide continue che spingono l’eroe a migliorarsi e affrontare prima di tutto sé stesso.

Il momento più buio del viaggio dell’eroe è proprio quello in cui il protagonista compie un viaggio nell’Abisso, guardandosi dentro, affronta una crisi profonda che può essere fisica, emotiva, morale o spirituale. È il punto di non ritorno, dove l’eroe si confronta con le sue paure più intime e che spesso precede la fase detta di “morte simbolica” che porta alla trasformazione definitiva. Nei manga, le trasformazioni sono anche letterali, non a caso gli eroi si potenziano fisicamente con trasformazioni e nuovi livelli anche quando “evolvono” in senso psicologico o morale. Goku che diventa Super Sayan è figo e ci ha fatto sognare da bambini, ma concettualmente è tutto fuorché banale: è l’evoluzione dal dolore della perdita del suo migliore amico, abisso a cui l’eroe sceglie di non cedere, ma anzi di diventare più forte. Gli eroi degli shonen e seinen lottano contro “mostri” letteralmente, così come Jinwoo combatte contro dei mostri dentro i portali, ma presto si chiederà se non è lui stesso un mostro. La battaglia contro i mostri in Solo Leveling non è solamente fattuale, ma metaforica. I mostri non sono solo creature fisiche: simboleggiano paura, disperazione, solitudine, istinto di sopravvivenza, diventano lo specchio delle paure più profonde dell’essere umano. Il vero scontro è contro mostri interni, spesso questi rappresentano l’oscurità del protagonista.

Al centro dell’avventura dell’eroe di Solo Leveling ci sono, infatti, spesso elementi che mettono in crisi l’identità morale del protagonista, mettendo in discussione la concezione di potere e di disumanizzazione. L’umanità di Jinwoo viene continuamente messa a dura prova: l’abisso rappresenta la parte oscura cui l’eroe deve riuscire a non cedere e dalla quale puntualmente rinasce. Quindi, il protagonista affronta mostri, rischia di diventare però lui stesso un mostro. E addirittura si cita pure Nietzsche, con un’immagine accattivante, gotica, dark, perfetta per una bella didascalia di Instagram, ma anche tristemente vera in quanto pone una sfida esistenziale.

Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.

Friedrich Nietzsche, frase ripresa da Solo Leveling.

I viaggi nell’Abisso sono tantissimi nel mondo fantasy e pop, per fare qualche esempio: Frodo Baggins (Il Signore degli Anelli): nella terra di Mordor, Frodo quasi soccombe al potere dell’Anello. L’abisso è la corruzione interiore oppure Harry Potter ha il male dentro di sé, reca infatti una parte di anima del suo stesso nemico e allora si sacrifica, quello è il suo abisso. Ma scomodiamo i classici così nessuno mi radia dall’albo dei docenti (anche perché non ne abbiamo uno): Achille (Iliade): dopo la morte di Patroclo, entra in un abisso di vendetta e furia cieca. Solo dopo riconosce l’umanità del nemico. Dante attraversa l’Inferno, il vero abisso, per ritrovare sé stesso e raggiungere la salvezza spirituale.

Dopo tutto questo, allora, che facciamo? Rinasciamo. Nel viaggio dell’eroe esiste anche una fase: la rinascita. L’eroe che sopravvive all’abisso non è più lo stesso. Ha una nuova consapevolezza, una visione più ampia. Jinwoo letteralmente “sale di livello”, ma più diventa forte più comprende cosa significa anche essere forti in maniera profonda, perché ha una nuova autodeterminazione. Sa che deve pagare il prezzo del potere. Ogni mostro sconfitto rappresenta una scelta etica e un rischio di disumanizzazione: sale di livello, ma rischia anche di diventare ciò che combatte. Il potere è un’altra prova chiave dell’eroe: l’abuso di esso porta alla caduta del protagonista del manga e anime forse più famoso in ambito di riflessioni sul potere, Light di Death Note (che alla fine è un Delitto e Castigo solo molto più pop). Data la rinascita e la comprensione finale, il concetto stesso di leveling in Solo Leveling può essere letto come un’evoluzione moderna del romanzo di formazione (Bildungsroman). Nei Bildungsroman, l’eroe deve trovare un equilibrio tra il proprio io e il mondo che lo circonda. Jinwoo, crescendo, diventa sempre più “altro” rispetto agli umani, e fatica a restare connesso con chi lo circonda. Il romanzo di formazione si chiede: «Come posso crescere senza perdere me stesso?». Anche Jinwoo affronta questa crisi d’identità, certo non è Holden, ma combatte per non perdersi, come facciamo, del resto, tutti noi.


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