The Gun Club
Di Stefano Marullo
Beh, sì, probabilmente il punk è morto perché le mie band preferite non ci sono più ormai da qualche annetto. Dopo i Crass, tra i nomi esemplari del punk metto The Gun Club, band che nel clima infuocato e contaminato del psychobilly e neogarage dei primi anni Ottanta in America si diresse verso un originalissimo punk blues, sintesi perfetta tra rock’n’roll e black music. Il risultato è stupefacente: l’album d’esordio Fire of Love del 1981 è un autentico capolavoro.
Il frontman del gruppo, Jeffrey Lee Pierce, che scrive per una fanzine losangelina, Slash, ha una vera venerazione per alcune donne: con la prima, Debbie Harry, cantante dei Blondie, per la quale fonda persino un fan club, intesserà un profondo legame; la troviamo tra i cori del secondo album Miami (1982), prodotto dal compagno di Debbie, mentre a lei dedica The Las Vegas Story (1984). La seconda, Poison Ivy, è la chitarrista dei Cramps, gruppo di casa a Los Angeles con cui i Gun Club suoneranno scambiandosi anche i chitarristi. A lei dedica “For the Love of Ivy” inserito nel primo album. Jeffrey non è comunque una persona facilissima, i suoi testi riflettono le sue profonde inquietudini, il rapporto con il resto della band non è sempre idilliaco, gente che va e viene e lui, “perdente di successo” come Jim Morrison, Ian Curtis e Kurt Cobain, si sente sempre fuori posto. La disaffezione verso i suoi States, porteranno Jeffrey in Europa. Gli umori altalenanti di Jeffrey si fanno sentire sulla band che dovrà optare per la pubblicazione di almeno due lavori in studio per label europee perché sembra che alle case discografiche americane i The Gun Club non interessino più.

La fase meridiana di Jeffrey cede il passo ad una fase introspettiva che lo porta con Cypress Groove e Willy Love a incidere Ramblin (1992), interamente blues, nuova licenza da solista. Da qualche tempo la vita di Jeffrey Lee Pierce si è fatta difficile e lui comincia a essere sempre più in blue, e si incupisce. L’impressione è che non ci sia più Jeffrey Lee Pierce & The Gun Club, ma ci sia The Gun Club attorno a Jeffrey, alle sue paure. Paradossalmente è il periodo in cui Jeffrey si dedica, quasi terapeuticamente, alla chitarra e scrive molto raccontandosi. Prova a disintossicarsi dalla droga ricoverandosi, ma senza successo. L’ultima reunion dei The Gun Club sarà Lucky Jim (1993) senza il chitarrista/fondatore Kid Congo Powers sostituito da Tony Melik, e con l’arrivo anche dell’organo nel sound. Una sorta di testamento musicale, Lucky Jim è un album malinconico dal suono compassato, pulito e quasi ostentato. Poco tempo dopo Jeffrey Lee Pierce muore per un’emorragia cerebrale a Salt Like City, nello Utah, in completa solitudine. È il 31 marzo 1996. The Gun Club finiti da un pezzo sono però entrati nella leggenda.
Innumerevoli gli artisti che canteranno i loro pezzi da Debbie Harry a Nick Cave (a cui Jeffrey aveva dedicato anche un pezzo, “Bill Baley”) a Iggy Pop, a Mark Lanegan, Lydia Lynch solo per fare qualche nome; tanti i gruppi apertamente ispirati dai Gun, come Gallon Drunk, Oblivians, Sixteen Horsepower o White Stripes. Loro pezzi sono stati cantati da The Birthay Party e persino un gruppo italiano, i Circo Fantasma, una band innamorata del rock ibrido statunitense che ha scritto un intero album intitolato I knew Jeffrey Lee (2006) dove rileggono diversi brani indimenticabili dei The Gun Club (da segnalare in particolare la versione di “Bad America” cantata con Manuel Agnelli).
E adesso ascoltiamoci un indimenticabile punk blues: “She’s Like Heroin To Me” del loro primo leggendario album Fire of Love.