punk is dead – appendice #2

Debbie Harry

Di Stefano Marullo

Nuova appendice alla storia del punk per gruppi. La bilancia pende molto sui maschi, mi tocca riequilibrare con Debbie Harry, che col punk c’entra fino ad un certo punto. Tant’è.

Magari non sarà sempre vero che “gli uomini preferiscono le bionde” come recitava un vecchio film di Hollywood, ma è un fatto che non poche bionde siano entrate nel mito. Se per il cinema è d’obbligo citare Marilyn Monroe, Grace Kelly, piuttosto che Marlene Dietrich, tra le icone pop-rock, prima ancora di Madonna,  Lady Gaga o Patsy Kensit, un posto di primo piano spetta sicuramente all’americanissima Debbie Harry, al secolo Deborah Ann Harry, front woman dei Blondie, dal carisma così accentuato che per tanto tempo è stato difficile distinguere la cantante dal gruppo. Blondie era semplicemente lei, in un’epoca in cui una donna leader di una rock band era abbastanza fuori dagli schemi. Se siete stat* teenagers a cavallo tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, è assai difficile che non avrete sentito almeno una volta alla radio o su Videomusic, canzoni come “Heart of Glass”, Hanging On The Telephone” o “Call Me (quest’ultima talmente celebre da essere inserita nel film cult con Richard Gere, American Gigolò).

I Blondie sono stati un fenomeno artistico abbastanza singolare. Nati e cresciuti musicalmente nel circuito underground newyorchese si esibiscono al CBGB e al Max’s Kansas City, templi della nascente scena punk e new wave, frequentato da gente del calibro di Television (a cui Debbie aveva fatto da spalla con uno dei suoi primi gruppi, ante-Blondie, gli Stilettoes), Ramones, Talking Heads, Heartbreakers, Dead Boys, Patti Smith group. In breve Debbie Harry diventa la reginetta del panorama musicale newyorchese contendendosi lo scettro con Patti Smith con la quale i rapporti saranno sempre ostici anche se le due rockstar intraprenderanno strade molto diverse. Ben presto però i Blondie usciranno dal circolo underground sperimentando nuovi suoni, anche apertamente pop e avranno un successo inaspettato non solo nelle hit americane ma anche in quelle inglesi e australiane.

Per magia sembra che tutti perdano la testa per Debbie e i Blondie. Iggy Pop e David Bowie li vogliono per il loro tour, Andy Wahrol la immortalerà in un ritratto come fece già con Marilyn, i registi mettono i loro pezzi nelle colonne sonore, puntualmente ogni loro disco raggiunge le vette delle classifiche ovunque, persino la Coca-Cola sceglie il loro singolo, “Atomic”, come sigla per lo spot in occasione dei mondiali di calcio. Debbie Harry accanto alla carriera di vocalist affianca anche quella di attrice nei film Unmade Beds e The Foreigner, del regista Amos Poe, Videodrome di David Cronenberg, I delitti del gatto nero di John Harrison, La mia vita senza me di Isabel Coixet. A lei si interessano anche stilisti come Stephen Sprouse ed ancora nel 1980 firmerà un contratto per la pubblicità dei jeans Murjani. Partecipa finanche al Muppet Show duettando con Kermit la rana.

Il caso più clamoroso di Debbiemania è forse quello di Jeffrey Lee Pierce, futuro front man dei mitici Gun Club, che a Los Angeles fonda un Blondie fan club, e si dipinge i capelli di biondo per assomigliarle. Quella con Lee Pierce sarà un’amicizia feconda: Debbie canterà nell’album Miami dei Gun Club, e in seguito dedicherà una canzone all’amico morto prematuramente e canterà in  diversi tributi nel Jeffrey Lee Pierce Projec duettando con Nick Cave.

Debbie è però una donna che non si è mai montata la testa; nella sua biografia Face it, uscita alla fine del 2019, racconta di avere interpretato con autoironia il personaggio Blondie, “voglio essere una bionda platinata come Marilyn”, d’altro canto la sua immagine di sexy vamp, è smentita dalla sua relazione con Chris Stein, co-fondatore dei Blondie, durata 15 anni. Debbie starà accanto a Stein durante una grave malattia e per lui abbandonerà le scene per un periodo. Sempre nella sua autobiografia parla con grande disinibizione dei suoi eccessi, dalla droga alle sue esperienze bisessuali. Sempre stata una donna libera, consapevole della sue qualità estetiche (per un periodo fu anche coniglietta di Playboy) Debbie non ha mai trascurato gli studi, laureandosi presso il Centenary College di Hackettstown.

Oltre ad incontri molto felici e fortunati, Debbie ha dovuto affrontare la dura esperienza di una violenza sessuale di cui è riuscita a parlare anche con humor nero, dicendo che la cosa che non è riuscita a perdonare al suo stupratore è stata “di avere rubato anche delle chitarre”. Quando nel 1983 i Blondie si sciolgono, anche per i malumori derivanti dell’eccessivo peso specifico assunto dalla Harry rispetto al resto del gruppo, Debbie continuerà come solista realizzando diversi album migrando verso sonorità easy ma anche afro-americane, fino alla clamorosa reunion del 1998, mentre un anno dopo i Blondie tornano con un nuovo album in studio che li riconsacra a livello mondiale. Nel 2006 con il gruppo dei Blondie entra nella Rock and Roll Hall of Fame. La si vede ancora nel 2013 ad un concerto tributo per Lou Reed e nel 2016 per un tributo a David Bowie (sul cui pene aveva scritto qualcosa in Face it). Dopo la rottura con Chris Stein, con il quale è rimasta in ottimi rapporti, Debbie, che non ha mai mostrato interesse verso la maternità, è rimasta single e si è distinta per il suo impegno a favore dei diritti umani, a fianco del mondo LGBT. Ha  anche rifiutato di esibirsi con i Blondie a Soči in Russia, nel 2014, per le discriminazioni verso gli omosessuali.

Il pezzo che ho scelto per voi si chiama “Shayla”, non è tra i pezzi più conosciuti dei Blondie, ma parla della storia di una donna che si perde misteriosamente mentre tenta di cambiare vita.

SHAYLA – BLONDIE (stralci)

Shayla lavorava in una fabbrica

Lei è solo un numero

Un giorno riceve la sua paga finale

E se ne va lontano

Shayla si voltò per fuggire

Per partire in pace e terminare il suo soggiorno

Improvvisamente qualche entità sottile

Qualche energia cosmica la spazzolò come ombra

Auto in autostrada

Luci intense e tuoni.


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