Generation X
Di Stefano Marullo
Di tutte le punk band della prima ondata in Inghilterra, i Generation X (nati come costola dei Chelsea) si segnalano per la giovanissima età, una discreta capacità tecnica e un approccio decisamente più easy rispetto al punk rock ruvido alla Damned, per intenderci. Le giuste entrature poi del cantante Billy Idol (destinato ad una carriera solista post-Generation X ) nel circuito dei Sex Pistols e del bassista Tony James con i Clash, major band celebratissime all’epoca, hanno fatto la differenza lanciandoli tra i gruppi più interessanti delle formazioni punkettare che nascevano (e qualche volte morivano) come funghi.
Esordiscono con un singolo davvero pregevole, “Your Generation”, che entra nelle hit marcando subito le distanze, si legge infatti nel testo: “la tua generazione non mi interessa” e continuano con un fitto numero di concerti che li fa conoscere sia a Londra che nelle principali città britanniche mentre nell’aprile del 1977 si esibiscono per la prima volta oltre i confini inglesi, addirittura a Parigi insieme a band emergenti come The Police e The Jam. La loro apparizione nel celebre programma Top of the Pops della BBC, caso più unico che raro per una punk band, alienò loro le simpatie dei duri e puri del movimento.
Nel 1978 pubblicano il loro primo album Generation X che contiene delle vere e proprie perle come “Kiss Me Deadly”, “Ready Steady Go” e “One Hundred Punks” raggiungendo la posizione 29 nella classifica degli LP più venduti nel Regno Unito (era successo raramente in Inghilterra, con gli UK Subs per esempio e pochissime altra punk band). Un disco che rivela un po’ la doppia anima dei Generation X che accanto al pop-punk abbinano veri e propri riff vicini all’hard rock.

Nel corso del 1978 si tiene il loro primo tour negli Stati Uniti, decisamente più fortunato rispetto a quello dei Sex Pistols, il cui cantante Johnny Rotten si segnala perché nel corso di un’intervista non userà parole molto lusinghiere riguardo ai Generation X accusandoli di mollezza e ambiguità. I tempi di Rock Against Racism sembravano dimenticati per Rotten, che in generale non le mandava a dire a nessuno (dai Clash, qui con qualche buon argomento, al povero Neil Young che pure gli aveva dedicato una canzone).
Ma torniamo ai Nostri. Tra i momenti topici da annoverare anche avere fatto da spalla ad una band in ascesa verso la fine del 1978 il cui nome era The Cure. I dischi successivi al primo non diedero ai Generation X il successo sperato. A peggiorare la situazione anche le contestazioni dei soliti duri e puri durante i live come nel febbraio 1979 a Londra quando dovettero abbandonare il palco. Nonostante un tour in Giappone, alla fine del 1979 le discussioni interne alla band, i manager che continuavano ad avvicendarsi, non rendevano il clima favorevole e portano la band ad un primo scioglimento con il siluramento di chitarrista e batterista. Rimpiazzati quest’ultimi, Idol e James si ripresentano sulla scena cambiando il nome in Gen X nel 1981 pubblicano un nuovo album. Ma anche i rapporti tra Idol e James non sono più idilliaci; quest’ultimo accusa il cantante di abusare con le droghe anche durante la registrazione delle sessioni. Kiss Me Deadly, dalle sonorità new wave, è comunque un fiasco. È la fine dei Gen X. Tony James e Billy Idol continuano per conto proprio la carriera. Da registrare anche una fugace reunion nel 1993 all’Astoria Theatre di Londra. Più di recente, James e Idol, i due fondatori dei Generation X si sono uniti con altri due superstiti dei Sex Pistols, Paul Cook e Steve Jones per una serie di concerti negli USA con nome Generation Sex.
Il pezzo che vi propongo “Youth Youth Youth” che nel testo richiama il “è meglio morire giovani che diventare vecchi” degli Who del loro primo album è un esempio plastico di come un gruppetto di giovanissimi punk rocker sono capaci di giocare a miscelare rock’n’roll e hard rock.