Patti Smith
Di Stefano Marullo
C’entra il punk con Patti Smith? Sì e no.
Partiamo dal no. Patti Smith, pittrice, scrittrice di canzoni, poetessa, rock’n’roll singer, è artista eccedente che non può essere catturata da una etichetta perché esonda, e in questo senso è punk come attitudine soprattutto, ma anche tanto altro. Un paio di anni fa, l’ho vista ad un concerto (al buio, regalo di mia moglie, pensavo di sentire un ensemble di classica poi è arrivata lei, emozione incontenibile) e la voce c’era ancora, graffiante ed intensa.
Ma anche sì: Patti è punk perché si è trovata nel posto giusto al momento giusto, nella New York della metà degli anni Settanta, laboratorio musicale di nuove tendenze che da lì a poco avrebbero per sempre cambiato la storia del rock. Innamorata di Janis Joplin, Jim Morrison e Lou Reed (che la introduce nel mondo discografico), ossessionata di Arthur Rimbaud, ha contatti con Bob Dylan, Andy Warhol e John Cale (che produrrà il suo primo album Horses), Television e New York Dolls, insomma il meglio del panorama underground.
Quando scoppia il punk rock e i Ramones iniziano a suonare al CBGB di New York erigendolo a tempio della nuova musica, Patti Smith e il suo gruppo vi cominciano ad esibirsi; per il punk americano il CBGB rappresenta quello che il Taboo rappresentò per gli esistenzialisti francesi. Patti si contende con Debbie
Harry (che prima dei Blondie si esibiva al CBGB con gli Stillettos) il titolo di reginetta del punk rock, due personalità molto diverse non solo esteticamente, la prima intellettuale e un po’ maledetta, l’altra patinata e sensuale forse per questo non compatibili. Ma ad entrambe, che intraprenderanno strade diversissime dopo l’ebbrezza del punk, il destino riserverà un grande futuro artistico e innumerevoli
epigoni.

Le donne devono molto a Patti Smith; il movimento Riot grrrl, uno dei molti rivoli del punk, che arriverà qualche decennio dopo, troverà in lei una maestra del femminismo e della canzone protestataria e non c’è da meravigliarsi che oggi si riservi a Patti Smith un posto nell’Enciclopedia telematica delle donne. I primi tre album di Patti Smith sono una miscela esplosiva di canzone d’autore e rock’n’roll viscerale che ha assimilato le suggestioni del punk. Nondimeno è in particolare l’abbinata “Babelogue”/”Rock’n’Roll Nigger”, che fa parte del terzo album Easter, che vi propongo a illustrare in modo esemplare tutta la filosofia del punk rock, sia nella forma che nei contenuti.
In “Babelogue” dice: “nel cuore sono una musulmana, nel cuore sono un’artista americana, e non ho nessuna colpa… cerco il piacere… veneriamo il difetto, la pancia, il neo sulla pancia di una sublime puttana… non mi sono venduta a Dio”. Come in un rito dionisiaco non c’è alcun muro che separa la sacerdotessa dagli accoliti: il pubblico prende parte alla performance e ne accompagna il Verbo. Qui sta forse la forza rivoluzionaria del punk, l’abbattimento delle barriere tra l’artista e gli spettatori: i Pink Floyd, Emerson Lake & Palmer, o Eric Clapton sono fatti per stare lì sul palco, irraggiungibili. Il punk restituisce il rock’n’roll alla gente, nei concerti è un corpo a corpo, si canta insieme e quella musica è alla portata di tutti non ha virtuosismi e solo energia e cuore.
Il testo di “Babelogue”, che ha un prologo a sua volta di trenta secondi, si comprende meglio in “Rock’n’Roll Nigger”, un autentico capolavoro di rock grezzo (in cui la chitarra duetta con le tastiere e la voce muove dalle viscere) che ancora oggi fa accapponare la pelle a sentirsi, non a caso il secondo pezzo è intrecciato al primo e comincia quando questi sta per terminare ed è un manifesto libertario, dove già la parola “nigger”, che oggi al tempo della cancel culture in America ha fatto fuori un docente universitario, è usata con orgoglio: “Jimi Hendrix era negro, Gesù Cristo e nonna pure, Jackson Pollock era negro, negro, negro, negro”.
Patti come Gesù che discese all’inferno per redimere i morti, arriva ai margini della società per trovarvi casa e dichiarare la propria appartenenza: “Fuori dalla società, è lì che voglio essere” canta. Non capirete il punk senza comprendere il testo di questa canzone.