“Personality Crisis” delle New York Dolls
Di Stefano Marullo
Tra i perdenti di lusso di questo nostro viaggio nel proto-punk che abbiamo inaugurato da qualche settimana, non possiamo che trovare loro, le Bambole di New York ovvero The New York Dolls. Vere e proprie meteore, come i Velvet Underground nascono a New York intorno al 1971 da un’idea di David Johansen (voce) e Johnny Thunders (chitarra), quest’ultimo noto anche per avere fondato, dopo le Dolls, gli Hearbreakers, punk band di culto.
La band originale comprendeva anche Sylvain Sylvain (chitarra), Arthur Kane (basso) e Billy Murcia (batteria). Iconiche, con zeppe, abiti femminili e trucco, drug queen ante litteram, le New York Dolls crearono scompiglio tra pubblico e critica. E questo è già molto punk!

Il pezzo che vi propongo, con cui completiamo il nostro viaggio nel proto-punk, è “Personality Crisis” inserito nel loro primo album del 1973 che porta il loro nome. La canzone è un vero mix di garage, glam e rock’n’roll e si fanno sentire le influenze di Rolling Stones (il cantante delle Dolls sembra in effetti il fratello gemello di Mick Jagger per come si muove sul palco), Velvet Underground e The Stooges. A livello stilistico, il pezzo presenta un ritmo caratterizzato da un uso di sincopi e di ritmi irregolari; chitarra, basso e batteria sono incalzanti, il pianoforte conferisce un tocco di raffinatezza, mentre la voce di Johansen (che avrà una carriera postuma da solista altalenante) è intensa e suadente. Il testo esplora la “crisi di personalità” ed affronta questioni come identità e confusione di genere tipico del mondo glam del periodo. Il brano può essere letto come una metafora della ricerca di sé e della propria identità. Non a caso la canzone è stata adottata come un inno da molti membri della comunità lqbtqia+ ed è sicuramente una delle più riuscite della breve carriera del gruppo.