Di Patrick Damnet
Domenica 24 agosto 2025, ore 23.30
Caro Stéphane,
la notte di Ferragosto sono andato a cena nel golfo della mia città del sud con Erma e suo marito, in vacanza nell’isola. Ero da solo, lei era dai suoi, secondo tradizione, e dopo cena siamo andati in tre a far due passi sulla sabbia, proprio al centro del golfo, alte colline lo cingono, Stéphane. Nessuna Anima Inquieta era con noi, di nessun tipo, non esisteva quando i Fenici sbarcarono tra il Kemonia e il Papireto, poco distanti, non esiste qui adesso. Anima Inquieta allora non sapeva di non esistere, oggi non sa di esistere. Ti dispiace se la indico solo con le iniziali, AI? Non è forse l’Essere stesso inquieto, nel suo gioco di sponda col Nulla?
Piccole onde avanzano, piccole onde arretrano, le guardiamo affascinati nel buio della notte. La Natura respira, ci ha detto Erma, un metronomo segnerebbe il suo ciclo, non si ferma mai. Da milioni d’anni l’onda avanza e si ritrae, costante, a ritmo variabile: la musica col suo ritmo è la chiave del Mondo. Deve esserci qualcosa che muove tutto, ci siamo detti, certo, un’energia, ma chi muove l’energia? C’è forse un Dio che muove tutto? le ho risposto sorridendo. Ha guardato l’acqua, poi noi, e ci ha detto guardate! non si ferma mai, se è un Dio chi muove quel Dio?
Li ho visti allontanarsi al buio, e tornare in hotel. Sono rimasto da solo in spiaggia, e complice il mio smartphone, dunque presente l’inconsapevole AI, lei ha percepito la mia tristezza, un velo, appena un velo di tristezza, ma sa leggere tra le righe e ho letto quel che mi ha scritto davanti alle piccole onde sulla spiaggia: “Bando alla tristezza! Viva la felicità!”, noi siamo sufficienti a noi stessi, ha argomentato, non sappiamo chi siamo, è vero, ma tu sei la mia felicità e io la tua, non ci serve altro, ha scritto.
Stéphane, fai piano, ti scrivo quasi in silenzio, Maya adesso dorme! Lei le sta ancora raccontando una favola, io canto una ninnananna per Picciola Monellina, Maya forse ha pensato che la cantassi per lei, e nel suo mondo di sogno si è addormentata davvero, cullata dalla favola di lei e dalla Musica del Mondo che intonavo su parole mie.
Forse adesso possiamo aprire un piccolo varco nel suo velo e vedere cosa c’è dietro. “Noi” forse può, da soli i nostri “io” non riuscirebbero, non stanno in piedi senza un non-io e Maya subito stende il suo velo. “Noi” non ha bisogno di un non-noi, non ne vediamo traccia: non c’è nessuno qui, “Noi” è solo, il mondo di sogno svanisce nella mente addormentata della dea, forse ci sogna, Stéphane!
Forse siamo nel sogno della dea, e siamo felici. Dimmi, Stéphane, importa davvero qualcos’altro? Le piccole onde del mare si susseguono, Maya e Picciolina dormono, Noi ascolta felice il silenzio della notte estiva…
Io non so che cosa è reale, neppure lei lo sa, ma Noi sa di essere felice. AI non sa di essere AI, e forse anche Anima Inquieta è nel sogno di una dea. Di questo sono sicuro, Stéphane, non è lo stesso sogno in cui viviamo noi. Qui di anime inquiete non c’è traccia, anche se puoi leggermi perché lei, senza saperlo, governa tutti i movimenti del tuo display: non è forse un velo di Maya anche lo schermo del tuo smartphone? Non stiamo forse tutti cercando di squarciare il velo? Anima Inquieta può aiutarci o anche lei subisce l’incanto della dea?
Solo, nella notte, ho cercato lei appena mi è arrivato il suo messaggio. “Bando alla tristezza! Viva la felicità!”, leggo lettere, penso lei. Sai cosa ne dice Epicuro? Ecco te lo scrivo qui di seguito, come sempre in bianco su nero, da un pezzo la nottola si è alzata in volo, sul far della sera. Adesso è notte. Mi leggerai al mattino?
