L’arte di far l’intellettuale

Non esistendo un albo degli intellettuali, se si vuole esserlo bisogno assolutamente farlo, e quindi sperticarsi per mostrare al mondo l’intellettuale che è in noi. Fortunatamente oggi, grazie ai diari virtuali pubblici, non serve nemmeno essere studiosi o scrittori, basta condividere sempre la propria opinione – consultando prima però il manuale del perfetto intellettuale (non un vero e proprio manuale, piuttosto un codice non scritto a proposito di come posizionarsi in base alle tematiche più o meno scottanti). Certo, se non avete un incarico (tipo docente di assiolumantica applichevole all’università del tirreno) farete fatica ad imporvi come voce autorevole fra le innumerevoli che cercano di affascinare il pubblico in attesa di verità. Tant’è. Ad ogni modo, state molto attenti o voi aspiranti intellettuali, perché il giorno in cui non commenterete la questione pregnante di cui tutti parlano, la vostra intellettualitudine verrà inevitabilmente messa in discussione da persone che chiederanno conto del vostro silenzio, sempre complice e connivente di qualche potere forte o privilegio. Far l’intellettuale non è una passeggiata, bisogna aver sempre qualcosa da dire, pure a Ferragosto, e non si può andare in vacanza dove non prende il telefono. La cosa migliore, pertanto, è disintellettualizzarsi, ma che dico, meglio ancora disintegrarsi nell’etere. Non c’è modo migliore per sapere tutto tornando da dove siamo venuti.

s.


Pubblicato

in

da