George e l’orso

George Gordon Byron – il poeta romantico per eccellenza: brillante, inquieto, scandaloso – era un grande amico degli animali: visse con un tasso, un’aquila, un coccodrillo, una gru egiziana, un cane terranova di nome Boatswain, a cui dedicò un celebre epitaffio.

Ma quando entrò al Trinity College di Cambridge, si trovò a fare i conti con un regolamento che vietava agli studenti di tenere cani. Un divieto assurdo, secondo lui. Così, in uno dei suoi gesti più geniali e provocatori, decise di portare un orso ammaestrato nei suoi alloggi.

Il regolamento, dopotutto, non menzionava nulla sugli orsi – e questo bastò a neutralizzare qualsiasi protesta da parte delle autorità accademiche. Arrivò persino a suggerire che il suo amico orso avrebbe potuto richiedere una borsa di studio, e nessuno riuscì a contraddirlo.

Alla fine degli studi, Byron portò il suo orso con sé a Newstead Abbey, la residenza di famiglia, dove l’ormai coltissimo amico peloso trovò compagnia in un altro abitante insolito: un lupo. I due, liberi di vagare nei giardini della tenuta, sembravano incarnare perfettamente lo spirito selvaggio e indomito del loro amico umano.

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Immagine: William Holbrook Beard, Orsi che danzano, 1865.

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