Filosketch #10

Di Sonia Cosco

Opera di Augusta Patrone

“Abbandonarsi al caos, ma avere fiducia nell’ordine, questo è studiare la storia”. Ci facciamo aiutare dal pensiero di Hermann Hesse, per introdurre il filosofo del nuovo filosketch e per ricordarci che la parola “caos” (disordine) può abitare con la parola “cosmo” (ordine), in una convivenza più o meno bizzarra ma possibile.

È ciò che Democrito cerca di fare, con una fisica che scandalizzerà Platone e Aristotele (e i cristiani), materialistica, con l’idea di un universo senza direzione, un enorme campo di vuoto dove si muovono caotici atomi indivisibili, impazzite particelle imperiture che come lettere dell’alfabeto costruiscono parole-realtà senza un’Intelligenza ordinatrice, senza un Dio, o anche solo un direttore d’orchestra che tenga il tempo. Atomi di corpi, atomi di anime. Non c’è spirito immateriale che tenga quando si parla di Democrito. E quanti vortici sfiancano atomi nati chissà quando, che a loro insaputa si uniscono per creare, senza un fine, ma con ineluttabile necessità. Lettera scarlatta della fisica antica, Democrito sarà riabilitato solo successivamente, dopo la parentesi platonica e aristotelica.

Conciliare il caos con il cosmo, il caso con la necessità, il determinismo con l’indeterminismo. Nella vita c’è un luogo dove accadono eventi, scoperte, incontri senza averli cercati, casualmente, mentre ne stai cercando altri. È la serendipità delle scoperte scientifiche, di Alexander Fleming che scopre accidentalmente la penicillina osservando che la muffa aveva contaminato una coltura batterica e aveva bloccato la crescita dei batteri intorno. “Le nostre vere scoperte vengono dal caos, dall’andare nella direzione che sembra sbagliata e stupida e sciocca” lo scrittore Chuck Palahniuk ne è convinto.

Ma questo non impedisce di continuare a chiederci: ciò che succede per caso è figlio del caos o di un piano razionale che sovrasta come un cielo le nostre teste? Il caos è calmo, come quello di Sandro Veronesi o è sghembo, abrasivo senza possibilità di redenzione come nei film di Yorgos Lanthimos?

Su Democrito c’è molto da dire, a differenza di altri presocratici. Nato ad Abdera tra il 470 a.C e il 457 a.C., cresciuto tra agi e ricchezze, gira il mondo, è un viaggiatore instancabile, conosce caldei, egiziani, esplora l’Etiopia, il mar rosso, l’India dove mangia piatti vegetariani con i gimnosofisti. La tradizione vuole che fosse un buontempone e famosa è la risata che diviene topos ricorrente nell’arte e nella letteratura in contrapposizione alla “mutria” di Eraclito che “ogni volta che usciva in pubblico piangeva” mentre invece Democrito “rideva: all’uomo tutte le nostre azioni parevano misere, all’altro stupidaggini. Dobbiamo, dunque dar poco peso a tutto e sopportare tutto con indulgenza: è più da uomini ridere della vita che piangerne. In più rende un servizio migliore al genere umano, l’uomo che ride che quello che piange: il primo lascia aperto uno spiraglio allo sperar bene, l’altro piange stoltamente su cose che dispera si possano rimediare” (Seneca, De tranquillitate animi)

È nel dialogo di Luciano di Samosata Vendita di vite all’incanto del II sec. d.C. che l’ironico scrittore siro di lingua greca immagina che Giove e Mercurio mettano in vendita le vite di alcuni filosofi. Giunto di fronte a Eraclito e a Democrito il compratore dialoga con loro, il primo piange, come se non riuscisse a reagire all’angoscia del divenire, mentre il secondo ride di un riso lucido, come quello dell’oltreuomo di Nietzsche. Ride perché cos’altro si può fare in un mondo nato a caso, se non imparare la leggerezza dell’esistere?

“Perché ridi?” chiede il compratore.

“Me lo domandi? Perché mi paiono ridicole tutte le vostre cose, così come voi stessi” risponde Democrito nel dialogo.

Il riso di Democrito non ha niente a che vedere con la disperata e incattivita risata di un Jocker (indimenticabile l’interpretazione di Joaquin Phoenix nel film di Todd Phillips), ma con la scintilla birichina della modernità, che fa capolino dal dietro le quinte del serioso Medioevo, curiosa ed entusiasta nello scoprire nuovi pezzi di mondo, nel visitarli, nello smontare credenze, certezze, ipse dixit.

Non è un caso che nelle culture orientali il sorriso sia una pratica, serva per distendere il viso e distendersi sull’amaca del presente, lasciar fare, non aggrottare sopracciglia che aggrotterebbero pure l’anima.

Democrito crede nel caos della natura, ma anche nell’ordine della razionalità umana e della civiltà. Facile immaginare che il materialismo fisico di Democrito porti  all’edonismo, al contrario, il suo è un razionalismo fortemente morale. La ragione è giudice, l’obiettivo dell’esistenza è equilibrio, armonia. L’etica di Democrito è un’etica del dovere, fondata sul senso della giustizia e sul rispetto verso se stessi.

E quindi andiamo in riva al mare, ora che giugno è ancora clemente con le temperature, portiamoci dietro il quaderno dove abbiamo trascritto le massime che sono passate alla storia come le “sentenze morali” di Democrito, sediamoci a gambe incrociate e iniziamo a leggere.

Democrito parla a tutti. Oggi.

Quando viviamo di superficialità:

Colui che sceglie i beni dell’anima, sceglie le realtà più divine, chi invece sceglie i beni corporei, sceglie le realtà più umane.

Quando viviamo momenti difficili:

È una gran cosa pensare con saggezza, trovandosi nelle calamità, circa i propri doveri.

Quando invidiamo chi può permettersi un viaggio nello spazio con SpaceX.

Chi si lascia sopraffare dalle ricchezze, non può mai essere onesto.

Quando ci accontentiamo dell’esito di una nostra buona azione:

È bene non soltanto il non commettere ingiustizia, ma il non voler commetterla.

Quando sui social inseguiamo like e follower:

L’amicizia di un solo uomo intelligente vale di più di quella di tutti quanti gli uomini che non hanno intelligenza.

E se ci capitasse, ahimè, di diventare leoni da tastiera alla Napalm 51 con dita delle mani più veloci del pensiero e del buon senso:

È proprio solo dell’uomo saggio il sapersi controllare.

Le sentenze morali sono così. Asciutte e sferzanti, antiche e contemporanee e ci piacciono per due motivi: uno, Democrito mentre le scrive ride, ne siamo certi e, due, sappiamo che ha una cosa a cuore: la felicità dell’uomo. Puoi anche essere il filosofo che pone il “mondo a caso” (Dante), ma intanto se credi fermamente che non ci sia niente di più importante della felicità e dell’euthymìa (un atteggiamento sereno verso il mondo), sei uno che non dovrebbe stare nell’Inferno (anche se con i benefit del Limbo). Se ricordi che la politica, le leggi hanno senso solo per rendere l’uomo felice e che è meglio vivere povero e libero in una democrazia piuttosto che ricco e servo in un’oligarchia, ci piaci, soprattutto quando inviti a smettere di amare il nostro ombelico come fosse il più bello, perché:

Ogni paese della terra è aperto all’uomo saggio: perché la patria dell’animo virtuoso è l’intero universo

e alzando gli occhi dal quaderno e puntandoli verso la linea dell’orizzonte, con gli occhi pieni di mare, ne comprendiamo, di questa frase, intimamente, tutto il senso.

Bibliocitazioni:

  • Friedrich Nietzsche
  • Hermann Hesse
  • Luciano di Samosata
  • Chuck Palahniuk
  • Seneca
  • Sandro Veronesi

Cinecitazioni:

  • Yorgos Lanthimos
  • Todd Phillips

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