Di Andrea Belushi
I
Ridicoli e sicuri di noi stessi
con la mente atroce
la cappella che pulsa
il colesterolo sul fondo del bicchiere
l’evoluzione sensibile dell’Orsa Maggiore
dentro il biliardino
e la blasfemia degli accenti
nel sorriderci parole alcoliche
per sottolineare
che stiamo bene
sollecitando la rabbia piatta
e non trovi piacere
nel sollevare polvere
su chi fuma tabacco
e si concentra sull’algebra del respiro
starnutendo sipari per sconvolgere l’attimo
fingendosi eroe dI fiumi in secca
esperto di droghe
culo sfondato della notte
che parla con gli sciamani-fantasma
dopo una canna scandente
e si lamenta del campionato di calcio francese
con la gomma in bocca da secoli di stronzate
e ride senza felicità nella balbuzie del cibo tra i denti
che puzza come lo starnuto di un cane storpio
che rifiuta cibo per piangere coperto di shampoo canino
dentro le grotte di Postumia
dove afferra pipistrelli
selezionando filetti di carne
che manda in malora
come in malora è la fantasia della pioggia
che è stanca di amarci follemente
stanca dei poeti
delle sborrate cacofoniche
durante i temporali
che scaricano nuvole stanche
nella santità fotofobica dell’atmosfera menefreghista
nei paesi di provincia
dentro il cesso del vecchio catarroso e sorridente
che caca
si guarda il cazzo
prega la pioggia
respira più forte dell’infarto
II
con piscio e canto
ti innaffio il cazzo
sei grasso e trasparente
sembri un opossum tremulo
ti innaffio le palle
il pancreas
le pupille
sei fatale come un cane che caga nel pomeriggio
sei un frullato di sindrome di down
un dobermann sifilitico
sei il paradosso dell’inferno mostruoso
il 33 giri degli stronzi
il fuhrer delle metastasi
sei lo zucchero che annulla la psilocibina
il suicidio della sopravvivenza
un culo che caga
chili di merda
sopra una fica partoriente
sei lo stipendio della fame
l’attacco di panico
la moglie di Borodin
le rondini depongono uova-cadavere
dove dormi
poi emigrano
sei l’imbarazzo di ogni generazione
III
avevi un naso clamoroso
succhiandomi il cazzo
potevi impadronirti
della mia vescica
e pisciare per me
mentre mangiavi carne scadente
a Praga
VI
sei come lo stagno durante un terremoto
ti nascondi sotto le ninfee urlanti
e fai schifo all’anima scorreggiante dei pesci morenti
sei la bocca sbarrata di chi muore d’infarto
la sala d’aspetto dei nati morti
sei la Religione fottuta
sei la speranza inutile
V
sei la Diaz
l’eroina dei governi
la festa nel lido del carabiniere a Civitanova
il cane dei cani dei cani dei cani
sei la pioggia serale su un palco
i mesi che passano senza ispirazione alcuna
le corde che si spaccano
i morti sulle strade
le sigarette
la vecchiaia pesante
sei la peggior dimenticanza
l’empatia belligerante
l’ingiustizia musicale
la Dipendenza, la Dipendenza, la Dipendenza