B.B. King

B.B. King nasce il 16 settembre 1925 a Itta Bena, Mississippi, sotto il segno della Vergine. Cresce tra i campi di cotone e le radio polverose del Sud, dove il gospel si mischia al blues e il blues diventa una questione di vita o di morte. Nel 1949 incide il suo primo singolo e da lì in poi la sua carriera è un lungo viaggio tra bar fumosi, palchi leggendari e una chitarra che diventa leggenda: Lucille. B.B. King è IL chitarrista blues per eccellenza. Non fa assoli chilometrici, non suona a velocità supersonica, eppure con tre note ti racconta una vita intera. Il suo segreto? Il vibrato inconfondibile, l’uso magistrale dello string bending (quelle note che piangono, gridano, sussurrano) e una regola ferrea: mai suonare e cantare contemporaneamente. Voce e chitarra sono due entità distinte, due personaggi che si parlano come in un vecchio film in bianco e nero. La sua influenza? Enorme. Se sai cos’è il blues, lo devi a lui. Se Eric Clapton è diventato “Slowhand”, è perché ha ascoltato B.B. King. Se Jimi Hendrix ha sentito il bisogno di piegare la chitarra alla sua volontà, è perché prima c’era stato lui. Da “The Thrill Is Gone” a “Every Day I Have the Blues”, B.B. ha insegnato al mondo che il blues non è solo tristezza, ma anche eleganza, ironia, e uno stile di vita. Ha suonato ovunque, con chiunque: dai club di Beale Street ai grandi festival, con U2, Clapton, gli Stones. E poi c’è quel dettaglio: ha fatto più di 15.000 concerti in carriera. Roba da guinness. È salito sul palco fino a quando il fisico ha retto, con il sorriso sornione di chi sapeva di essere il re del blues, lasciandoci per sempre nel 2015.

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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima


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