Andy Summers

Andy Summers nasce a Blackpool, Inghilterra, il 31 dicembre 1942, sotto il segno del Capricorno. Prima di farsi leggenda ha fatto il giro del mondo in lungo e in largo, musicalmente parlando: suonava nei club fumosi, accompagnava chiunque avesse un microfono e una vaga idea di canzone, e a un certo punto è pure finito a suonare con Eric Burdon & The Animals. Ma il colpo di scena arriva nel 1977, quando si unisce a due pazzi scatenati: il batterista ipercinetico Stewart Copeland e il bassista-cantante-prof-di-lettere Sting. Nascono i Police. Non sono né reggae, né punk, né pop. Sono un po’ tutto questo, ma soprattutto sono un misterioso incantesimo musicale, e metà della magia viene proprio da lui, il signor Summers. Con la sua Fender Telecaster modificata (perché quella standard gli stava stretta), Andy rivoluziona il concetto di chitarra ritmica preferendo l’eleganza del silenzio tra le note. Delay, chorus, riverberi come nebbia inglese: ascoltate “Walking on the Moon” per capire cosa vuol dire fluttuare senza staccare i piedi da terra. O “Every Breath You Take”, dove si prende cura della chitarra come fosse di cristallo, in punta di dita. E mentre Sting fa il filosofo e Copeland picchia la batteria come se stesse inseguendo un ladro, Summers sta lì, impassibile, occhialini, espressione da “so qualcosa che tu non sai”, e intanto costruisce atmosfere che sembrano provenire da una dimensione parallela. Nel frattempo pubblica dischi solisti sperimentali, colonne sonore, album con Robert Fripp (uno che di chitarra ne sa), e scrive pure libri. Non contento, si dedica anche alla fotografia.

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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima


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