Andrés Segovia

Andrés Segovia nasce a Linares, Spagna, il 21 febbraio 1893 sotto il segno dei Pesci e con un obiettivo piuttosto ambizioso: far riconoscere alla chitarra classica un posto stabile e rispettato nei templi della musica colta. Non la inventa, certo, ma la trasforma, la ripulisce dal folklore, la pettina, la veste di tutto punto e la fa sedere in prima fila tra pianoforti e violoncelli. Il trucco? Una tecnica che diventerà il punto di riferimento per tutte le generazioni successive. La mano destra, sollevata e leggermente inclinata, diventa una mini-orchestra in sé: il pollice gestisce i bassi con la sicurezza di un contrabbasso, le altre dita pizzicano le melodie con grazia chirurgica. La sinistra, sempre elegantissima, si muove sulla tastiera come un direttore esigente ma mai frettoloso. Ogni nota è voluta, pensata, scolpita. Segovia impone un’idea precisa di suono, un suono pieno e rotondo. Ogni frase ha un senso, ogni pausa pesa quanto un accordo. Il suo repertorio spazia dal Rinascimento al Novecento. Trascrive brani di Bach con l’autorità di chi non chiede permesso a nessuno, riporta in vita musiche di Sor, Tárrega e Albéniz, e soprattutto convince fior di compositori a scrivere per la chitarra: da Villa-Lobos (che gli dedica i celeberrimi 12 Studi) a Castelnuovo-Tedesco, passando per Ponce, Torroba, Henze. In pratica crea un canone. E lo suona lui per primo, ovviamente. Sale sul palco con abiti impeccabili, si siede, accorda con calma, e poi fa uscire dalla chitarra un suono che il pubblico non si aspettava nemmeno fosse possibile. Dove passa lui, il pregiudizio cede. E lo fa senza alzare la voce: con la forza tranquilla di chi sa di aver ragione. Lascia questa terra nel 1987 all’età di 93 anni.

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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima


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