E sei venuta a portare via le ultime cose

Di Andrea Belushi

In una dimensione differente
da questa
io ti faccio ascoltare della musica meravigliosa
e ti porto il caffè in camera

devi solo spostare il gatto
e sfessurare le tende
che fanno entrare
ciò che la mattina ha da offrire

un altro giorno
che vive
e ci respira addosso
l’abbandono della realtà

e ci vestiamo da amanti
nella casa che ci permette
di amarci
tra ciabatte e sbadigli

gli animali ci aspettano
in cima alle scale
timidi e famelici
conseguenza dell’amore
amore portato ad estreme conseguenze

Le tue cosce bianche
per due estati
attiravano le rondini
e facevano cantare gli ulivi

ti svegliavi dopo di me
e ti portavo il cappuccino
creando crema di latte col mixer
e intanto preparavo una sigaretta
bevendo del caffè
per fumarla in cima alle scale
insieme agli animali
che aspettavano l’amore

e poi chissà cosa cazzo ci è successo
quando ci siamo resi conto
di essere antagonisti
senza prenderci cura delle nostre ferite
affascinati dall’insensibilità di quel sangue
che si seccava davanti ai nostri occhi socchiusi

Carcerieri emozionali in guerra
tornati bambini solo per rubarci i colori
e scambiarci matite non temperate

evidenziando i difetti
calpestando il futuro
fottendo la fiducia

e sei bella
quando mi parli
piangendo parole
che lasci andare
perché altro non hai

e torni qui
a riprendere mobili
privandoti di possibilità
consapevole di una libertà
che ai miei occhi è incanto e tragedia

cazzo se sei bella
e io non ti stacco gli occhi di dosso
ti adoro
e ti amo follemente
folle tra gli stronzi
sottomesso dal desiderio
di una speranza
che sa di pesce fradicio
e vomitevole

ti amo, cazzo
non ne posso fare a meno
e prendo 14 gocce di EN
per andare a lavoro
e non pensarti
con l’ansia del marinaio
che affronta i pirati

e vorrei lasciarti andare
farmi una sega
sniffare
e bere fino alla morte
ma ti amo
e mi devasta
il tempo che calpesta
e deride
questo amore indignitoso

e poi ho paura
e questa cazzo di paura me la spalmo addosso
fino a sentire il peso delle vene
che tendono verso il cielo
che mi cade addosso
insieme a tutte le costellazioni
che deridono
questo amore di merda

patetico ratto
alla soglia dei 40
innamorato di te
o dell’idea di te
non so
forse dipendente
da te
o dall’idea di te

labirinto carismatico
che sfocia nella cecità paradossale
del lutto tremulo
che profuma di infanzia asmatica

e ti porti via lo specchio
con quegl’occhi
che riescono a portarsi via uno specchio
e io non fiato
subisco
e ignoro la natura
che vorrebbe
proibirti
di portare via uno specchio

ci sediamo
mangiamo insieme
le mozzarelle
che ho portato da Napoli
che sanno di bestia adorabile
che gronda latte dall’anima
fottuta e immortale

e sei felice
come il sabato
prima della migrazione

bella, cazzo
e i miei occhi sono lo stagno del purgatorio
dove dimora l’anima del cane di Ulisse


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