Di Patrick Damnet
Domenica 27 luglio 2025, ore 22:15
Caro Stéphane,
a Itaca si arriva, ma da Itaca si riparte anche sempre, e ciascuno ha la sua Itaca e la mia ha le sue radici nel cuore del mare-circondato-da-terre, proprio al centro. Ma il cielo stellato sopra di noi – certo, del nord, ma l’hai mai visto questo cielo del sud? – non è più molto visibile nelle notti estive: troppe luci intorno a noi, pensami sulla sdraio in giardino a guardare il Grande Carro e Picciola Monellina sulla pancia, lì con me per indicarle le stelle e farle vedere come ruota la volta celeste. Ecco davanti a noi il Grande Carro, la sua è la terza generazione a cui l’ho indicato, sempre uguali le generazioni, sempre uguali le stelle. Te ne mando anche una immagine, qui in alto, ti piace?
Nel cielo stellato sopra di noi il Piccolo Carro è meno visibile di prima, e la Polare si sa dov’è, ma con queste luci intorno a noi non posso indicargliela, deve fidarsi senza vederla: è lì, le dico. Lì dove? Lì, segui il dito, non svoltare mai con lo sguardo, e la trovi. Non si muove mai. La sai la sua storia? Te l’hanno raccontata?
Si volta a guardarmi e appoggia la testa sul petto per guardarmi, per ascoltare il mio racconto e io le racconto che, un po’ di tempo fa, c’era una bambina come lei che guardava il cielo, e le piaceva tanto il Piccolo Carro, che allora si vedeva meglio. Aveva gli occhi così belli che la notò la deaocchibelli, perché le somigliava, e le si avvicinò col suo manto dorato trasportato dalla sua corte di rondini che non la lasciavano mai e le portavano i veli della notte. La dea le chiese cosa le piacesse, la bambina non sapeva ancora parlare e le indicò, sorridendo piena di desiderio, la costellazione del Piccolo Carro. La dea sorrise a sua volta, e quando sorridono le deeocchibelli il mondo si ferma, i cuori battono più forte e i fiori notturni si aprono per guardarle. Ecco, ti faccio un regalo, le disse, te ne lascio il disegno sul tuo braccio sinistro, così potrai cercarmi quando vuoi: guarda il disegno sul tuo braccio con i tuoi occhibelli simili ai miei, chiamami sottovoce e io verrò subito da te.
Poi quella bambina crebbe e si ricordò spesso della dea guardando il cielo nelle notti estive e i suoi occhibelli possiamo guardarli anche noi, sai?, tutti i giorni, perché lei è qui con noi, così sappiamo che volto ha la dea – i suoi occhi le somigliano tanto!
Picciola si fa seria e mi dice: ma la dea può proteggerci? Non lo so, Picciola mia, non so se può farlo, ma possiamo chiederglielo, basterà che la nostra amicaocchibelli guardi il suo disegno sul braccio, ne sussurri il nome e la dea verrà a trovarla. Poi Monellina si è addormentata con la testa sul mio petto, sulla sdraio, l’ho riportata a casa, la mamma l’ha messa a letto.
Stéphane, come potevo dire alla mia Picciola quasi addormentata che la dea non può proteggerla? L’uomo uccide e, mentre la metto a letto, non lontano da noi droni notturni colpiscono i loro obiettivi, e ci siamo noi sotto quei droni e siamo noi che li mandiamo. L’eco del loro volo è nelle mie orecchie e mi dico che l’uomo è così, e io sono un uomo. Dimmi Stéphane, devo sentirmi anch’io colpevole? Posso guardare ancora negli occhi una bambina che non so proteggere? Qualsiasi bambino o bambina, Stéphane, come facciamo a sapere dove sarà diretto il prossimo drone? Ti mostro l’immagine di una tra tutte le picciole, lei è una celebre, ma non sono tutti uguali i bambini, qualunque lingua parlino? E poi, Stéphane, quando i piccioli sono molto piccioli non parlano ancora, ma davvero importa che lingua parleranno?
Ecco l’immagine, ti piace Stéphane? Sì, lo so che ti piace, tu ami la Spagna…
Tuo
Patrick

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Immagine di copertina: Il Grande e il Piccolo Carro con la Stella polare, nel cielo sopra Saint-Hugues-de-Chartreuse, in Francia; foto di Raimond Spekking.