Métal Urbain
Di Stefano Marullo
Non potevamo esimerci dal parlare della scena punk rock d’oltralpe che per molti versi ha elementi di affinità con quella italiana perché considerata un po’ di nicchia ed esplode in maniera virulenta, come la nostra, solo agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Tra i pionieri del punk francese, che cantano il lingua madre, sono da annoverare i Gazoline, gli Aspalt Jungle, gli Stinky Toys e i Métal Urbain di cui ci occupiamo oggi. Molto precoci, nati nella capitale e già attivi intorno al 1976 quando da lì a poco il punk sarebbe esploso a New York e Londra, i Métal Urbain si segnalano rispetto alle altre band francesi, per almeno due caratteristiche: la prima, tecnica, scelgono di abbinare alla voce e alla chitarra due sintetizzatori e una batteria elettronica che danno al sound un notevole impulso elettronico, non a caso il loro genere, ispirato ai Suicide, è coniato come electro-punk. La seconda peculiarità è che sono praticamente sconosciuti in patria mentre ottengono una certa popolarità in Inghilterra, cosa alquanto rara per un gruppo che canta in francese.

Il loro primo concerto, nel dicembre del 1976 a Golf Drouot è un vero disastro, dopo appena tra brani scoppia una rissa tra il pubblico. Le cose non avranno meglio nei concerti successivi e ormai i Métal Urbain sono additati come fomentatori. Nonostante tutto, mettiamoci anche l’abbandono del chitarrista Rikky Darling che deciderà di stare stabilmente con gli Asphalt Jungle, il gruppo riesce a pubblicare il suo primo singolo che contiene due tracce “Panik” e “Lady Coca Cola” che però in Francia non ottiene il successo che avrebbe meritato. Così decidono di andare in Inghilterra dove a loro si interessa una label destinata ad avere notevole fortuna, la Rough Trade che pubblica il loro secondo singolo “Paris Marquis/Clé de contact” alla fine del 1977 mentre i Métal Urbain cominciano ad esibirsi nei locali londinesi come il mitico 100 Club. Ma il gruppo non andrà oltre al terzo singolo, complici le continue fuoriuscite e i nuovi ingressi, mentre il punk delle origini cede il posto ad atmosfere più propriamente new wave ipnotiche e glaciali.
Nel 1980 i Métal Urbain decidono di sciogliersi. Il loro unico album, Les hommes morts sont dangereux, uscito nel 1981, postumo, contiene autentici capolavori pubblicati in precedenza in una serie di Peel Sessions durante il loro soggiorno britannico. Non finisce qui però: la band fa una breve reunion nel 1983, si scioglie tre anni dopo, poi cala di nuovo il sipario su di essa fino al 2003 quando, clamorosamente, si riunisce, pubblica due nuovi album e comincia lunghe tournée ottenendo, finalmente, anche un buon successo in Francia. Dal 2010 il gruppo sembra cessare ogni attività. Il cantante Éric Débris, nel 2012, pubblica un libro biografico sui Métal Urbain, Un bon hippie est un hippie mort, edito da Éditions Camion Blanc, dove fa attacchi al vetriolo contro l’industria musicale francese. I Métal Urbain si vedono ancora sul palco di Austin, Stati Uniti, il 14 luglio 2015 insieme a Jello Biafra (ex Dead Kennedys) che con la sua casa discografica aveva ripubblicato “Panik”.
Vi faccio ascoltare “Hysterie Connective”, che è un bella sintesi di tutto quello che sono i Métal Urbain: un brano primordiale, ipnotico ed abrasivo con suggestioni techno.