Slash nasce a Londra il 23 luglio 1965 sotto il segno del Leone e con il nome di Saul Hudson. Ma un chitarrista col cappello a cilindro, occhiali scuri, sigaretta perennemente accesa e bottiglia di Jack Daniel’s in mano non poteva chiamarsi Saul. Nel 1976 si trasferisce a Los Angeles con la madre e nel 1985, con la sua Gibson Les Paul e il suo soprannome di battaglia, si unisce ai Guns N’ Roses per scolpire alcuni tra i riff più importanti della storia del rock, da “Sweet Child O’ Mine” a “Welcome to the Jungle”. Il suo stile è un mix perfetto di blues, hard rock e una sana dose di caos: fraseggi veloci e sporchi, bending struggenti, un vibrato inconfondibile. Gli assoli sembrano colpi di frusta, e quello di “November Rain” è così epico che meriterebbe di essere suonato in cima a una montagna con un temporale in sottofondo. Ma Slash non è solo un guitar hero da arena rock: è un musicista versatile, capace di spaziare tra generi senza perdere il suo marchio di fabbrica. Nel 1991, collabora con Michael Jackson, contribuendo con il suo inconfondibile stile all’introduzione parlata di “Black or White” e suonando la chitarra durante le esibizioni dal vivo; e già che c’è suona anche in “Give In To Me”, regalando un assolo infuocato che trasforma la ballata del Re del Pop in un pezzone rock perfetto per gli stadi. Dopo i Guns, non si ferma un attimo: suona con tutti, fonda gli Slash’s Snakepit, poi i Velvet Revolver e infine si lancia in una carriera solista che gli permette di collaborare con mezza scena rock mondiale, da Ozzy Osbourne a Myles Kennedy. Slash è un’icona, una leggenda vivente: il suo look è diventato un simbolo del rock (di quel rock un po’ macho che ha avuto grande fortuna negli anni Ottanta), la sua chitarra il cuore pulsante di un’epoca ormai perduta per sempre.

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Disegni di Maurizio Di Bona, testi di Stefano Scrima